Guardavo Celeste e mi sembrava di essere sul punto di capire. Poi i miei occhi si posavano sul panorama conosciuto della mia città e tutto questo mi sembrava assurdo. Nel contempo, ero felice e spaventata. 
La mia strana compagna proseguì:

“Tu credi che la conoscenza sia il frutto dello studio e, dal punto di vista del mondo in cui sei abituata a vivere, è vero. Il fatto è che lo spirito non è un meccanismo, ma una luce e la vera conoscenza deriva solo dalla completa adesione al movimento vitale che lo anima, che anima ogni creatura, te compresa”

Sul finire della frase, mi accorsi che ci stavamo muovendo nel modo strano che già avevo avuto modo di sperimentare ed eravamo in prossimità del Cassero. 
Entrammo all’interno, non c’era nessuno, ma era aperto e ci sedemmo in prossimità di un angolo del bastione. Anche da lì si osservava la città, in modo diverso dal Maiano. Stranamente, però, pur essendo per me un luogo familiare, di cui conoscevo ogni particolare, ebbi la sensazione di vedere cose nuove. 
Le strade e le case erano le stesse, ero io ad aver cambiato sguardo, distinguevo colori che non avevo mai percepito, che coglievo legati in qualche modo al passato di chi nel tempo aveva vissuto in quelle abitazioni, camminato per quelle vie. 
E’ davvero difficile spiegare, ma si trattava di una sensazione nuova, originale.

“Non dovresti essere sorpresa per il tuo nuovo sguardo”

Beh, intanto non ero più meravigliata che Celeste sapesse cosa pensavo. 

“Eppure una donna della tua esperienza sa che non tutti percepiscono la realtà nello stesso modo e neanche la stessa persona, nel tempo, mantiene una visione identica di ciò che osserva, sia nelle cose che nelle persone.
Se questo aspetto fosse conosciuto ai più, se nessuno pensasse di essere detentore di un’unica ed assoluta verità, si svilupperebbe la tolleranza, non ci sarebbero più violenze e guerre”

“Allora il male è frutto del nostro sguardo sbagliato?”

“No, è insieme altro dall’uomo e dentro di lui. Sicuramente riuscire a percepire la diversità è fonte di bene, capire le sfumature e accettarle è proprio di chi ha fatto un percorso, o lo sta facendo, verso il Vero. Ma la strada è complessa e tortuosa, hai presente come canta Bob Dylan, “The long and winding road”, lunga e ventosa” Celeste sorrise, quasi divertita. 
 
Sentir citare Bob Dylan in quelle circostanze mi sembrò quanto mai inverosimile, ma, come sempre, lei prevenne la mia domanda. 
“Ci sono modi di parlare con le persone, diversi per ognuno e io li conosco tutti. A te piace molto citare le canzoni, ascoltare musica. La musica, tutta, è il primo frutto di un incontro con la realtà intangibile. 
Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne possa sognare la tua filosofia”

La citazione shakespeariana mi sorprese ancora di più.

Nel frattempo, si era alzato il vento ed insieme una musica, brani che conoscevo, ma da dove veniva? 

Mozart, Beethoven, Schubert… Vivaldi, Monteverdi, Bach… 

Avevamo ripreso a camminare, sempre nella strana maniera lieve e facile. 
In breve giungemmo al bastione della Rimembranza, un luogo che spesso mi aveva suggerito idee e trasmesso calma. Talvolta avevo percepito una energia particolare tra quei cipressi, di fronte al monumento, i “leoni”, su cui era così bello salire da bambina. 

Di nuovo si aprì quella breccia nel tempo che mi permise di vedermi in una mattina di domenica di parecchi decenni fa, con i miei familiari e i loro amici. In un attimo, rivissi esattamente quel giorno normale, con  la precisione della realtà, ben diversa dalla vaghezza dei ricordi. 
Un tempo infinitamente piccolo dopo ero di nuovo nel presente, all’età di adesso e con Celeste che sorrideva, sempre più cangiante e unica. 
 
(continua) 

fotografia dell'autrice 

![leoni.jpg](https://cdn.steemitimages.com/DQmSwTMhnHagfS5C8s86AYuknAv6Wr1Tx9XhVHDSgwYY55z/leoni.jpg)