Si sa, tante volte la vita è ingiusta, non tutti quelli che meritano hanno dei riconoscimenti oppure "arrivano" troppo tardi, quando non ci sono più. A volte si è talmente avanti rispetto al momento che si vive da essere incompresi.  
Capita in tutti i campi: nella pittura, nella scrittura e nella musica. 
E' capitato anche a Ivan Graziani: cantautore teramano, geniale, irriverente, graffiante. 
Premetto che ho un debole per i cantautori, per la sensibilità ed empatia che hanno, per i testi che sono delle poesie accompagnate da una voce da brividi. 
Lui era *diverso*. Aveva una verve  tutta sua. Era un cantautore rock, un chitarrista con gli occhiali rossi, un autodidatta. 

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[*Immagine CC0 creative commons*](https://cdn.pixabay.com/photo/2017/01/31/23/08/classic-2028013__340.png)

Come dimenticare ***"Agnese, dolce Agnese", "Pigro", "Lugano Addio", "Paolina", "Firenze", "Signora bionda dei ciliegi"*** e tante altre. Dei capolavori. 

Mia madre si chiama Agnese e sono cresciuta ascoltando questa canzone. Non gliel’ho mai detto ma l’Agnese cantata da Graziani sembra parlare di lei, questa ragazza spensierata color di cioccolata, allegra, vivace e sognatrice. Perché mia madre è così, leggera, con i suoi occhi color liquirizia e una luce di vita e speranza, con una cascata di capelli corvino che le incorniciano il volto. 

Nonostante il successo non sia arrivato, come avrebbe meritato, non scende a compromessi, non si adatta allo stile commerciale del momento. Continua così, coerente con sè stesso fino alla fine, fino a quando un male incurabile non porrà fine alla sua vita troppo presto. 

Sapere che quando passeggio per Teramo anche lui ha calpestato la stessa strada, ha guardato gli stessi orizzonti, mi emoziona. Un genio del suo calibro, non uno qualunque. Ha respirato la stessa aria di provincia, vivendo anche lui i limiti e i vantaggi che comporta. 

Anni fa è venuto il figlio di Graziani, Filippo per una festa del mio paese. Ero scettica, non lo conoscevo ed ero troppo affezionata al ricordo del padre per dargli una possibilità. 
Ma appena ha iniziato mi sono lasciata andare ai sentimenti: brividi, ricordi, nostalgia tutti nello stesso momento. Ho assaporato quella serata minuto per minuto con le lacrime agli occhi e un sorriso stampato in faccia come una bimba il giorno di Natale.  

L'idea del post è nata per caso, tra una chiacchierata e l'altra su Discord, quando @suryavoice l'ha citato e lì ho avuto la folgorazione: fare un post su Ivan Graziani, proprio io che sono della zona, che abito a 35 chilometri da Teramo, mi sembrava di fargli un piccolo omaggio, sentito. 
Visto che la città natale non fa abbastanza per lui, sembra averlo dimenticato e mi fa male al cuore.  
Genova dimenticherebbe mai il suo **De Andrè**? Come potrebbe? 

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Invece Teramo lo fa, lo fa sempre e io non me lo so spiegare. La musica dovrebbe andare oltre le idee politiche, le differenze e unirci tutti. 
Io lo ricordo nel mio piccolo, non rinnego una personalità geniale che ha avuto solo la sfortuna di nascere in un momento sbagliato. Lo ricordo ascoltando le sue canzoni. Io sono *orgogliosa* del nostro diamante allo stato grezzo.  

Per lui la chitarra non suonava ma ***“piangeva dolcemente”***.

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