Se volevi trasmettere un po' di sana "fifa" ci sei riuscita, cara @heidi71, in quanto tra il tuo racconto, il video che hai linkato, e i tuoi ultimi scatti che hai postato, tutto quanto concorre a formare un gran bel quadretto di inquietudine, che lascia partire quei piccoli brividini che corrono lungo la schiena.

Certo, nulla di allucinante e sconvolgente, ma un po' di "strizza", soprattutto se visti in orari notturni con scarsa luminosità, la trasmettono eccome!!!

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Ammetto che il cartello all'inizio delle gallerie lo guardo anche io...il senso di claustrofobia che ho dopo un po' in quelle lunghe lunghe, non mi piace.
Per il resto
> File di pilastri o di colonne ripetute, punti di fuga centrali, pavimenti a scacchi, tutto quanto mette in risalto l'identicità degli oggetti, magari con una spiccata convergenza verso il centro, mi crea una sensazione di vago stupore e un non meglio identificato senso di disagio

A me hanno sempre affascinata da impazzire. Ho visto il video e stimo Kubrick ancora di più.
Sono sempre stata affascinata da queste cose perché sotto si vede una mente grandiosa. Una mente attenta al dettaglio, incline alla perfezione e alla stimolazione della mente altrui.
Oltre che, a colpo d'occhio, questa perfezione stupisce sempre. 

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Il video ammetto che è inquietante, ma forse grazie anche alla velocità del cambio dei fotogrammi, alla musica ed ai giochi di luce inseriti. Poi non c'è nemmeno dubbio sul fatto che Kubrik sia un maestro in materia. Ma nella vita di tutti i giorni, tunnel, simmetrie e pattern ripetuti non mi disturbano affatto. Interessante però e foto di grande impatto, complimenti!

corridoi, labirinti, gorghi, prospettive voraci, ignoto là in fondo.*ssst!* Sta arrivando Edgar Allan Poe! Che si trascina dietro il suo pozzo e il suo pendolo....ahhhh!

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Che Kubrick abbia fatto tesoro della prospettiva centrale, non c'è dubbio! Il video che hai linkato è fin troppo inquietante, forse anche per il ritmo con cui le scene vengono presentate, a volte si ha la sensazione che le ambientazioni siano identiche anche se non è vero!

Per quanto riguarda la prospettiva centrale in fotografia, ricordo un aneddoto. Quando ero ragazzina amavo mettermi alla prova con la reflex di mio padre, ero molto orgogliosa e un giorno uscii per fare delle fotografie con mia sorella. Era una giornata nuvolosa, ma il paesaggio intorno a noi era fantastico: eravamo a Ficuzza, un villaggio piccolo ma affascinante nel cuore della Sicilia, dove si trova una bella casina di caccia voluta da Ferdinando III di Sicilia, circondata da boschi e da montagne. Insomma, un luogo molto bello. Tutte le foto ottenute da quella gita domenicale in qualche modo trasmettevano la bellezza anche un po' mistica del posto, tutte tranne una: quella in *prospettiva centrale* scattata di fianco a un porticato. Sembra che gli archi del portico non finiscano mai, il punto di fuga centrale sembra che stia lì solo per inghiottire il paesaggio come un buco nero, tutta la magia spettacolare del posto diventa senso di oppressione e disagio. Tutto a causa di un maledetto punto di osservazione. Fu allora che mi resi conto che l'inquadratura può fare miracoli (in senso positivo e negativo, naturalmente!). Conservo ancora quella foto, a monito. 

Lo stesso e vago senso di inquietudine lo percepisco anche osservando le tue fotografie, soprattutto l'ultima, a causa di quell'apertura in fondo: sembra quasi che qualcuno debba spuntare da un momento all'altro, un antico abitante, un soldato redivivo. Insomma, continuo a osservarla come se davvero dovesse fare capolino qualcuno improvvisamente, o come se l'ombra fosse appena passata...