Film - La grande guerra (raccontato e recensito by Kork75) by kork75

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Film - La grande guerra (raccontato e recensito by Kork75)
# La grande guerra
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Nella ricorrenza del centenario della prima guerra mondiale (1914-1918) e a cinquantanni d’uscita nelle sale (1959), all'ultimo festival del cinema di Venezia è stato proiettato il film “La grande guerra” (regia di Mario Monicelli, soggetto di Mario Monicelli, Age-Scarpelli e Luciano Vincenzoni). Un classico del cinema italiano “La grande guerra” è una commedia-drammatica, con protagonisti Vittorio Gassman e Alberto Sordi. La durata del film è di circa due ore e quindici minuti. La produzione è di Dino De Laurentis, la colonna sonora e le musiche sono di Nino Rota. Oltre alle numerose comparse ingaggiate per girare le scene di “massa”, del cast fanno parte attori che insieme ai due protagonisti rappresentano la storia del cinema di casa nostra. Per citarne alcuni, nella pellicola recitano, Silvana Mangano (interpreta Costantina), Folco Lulli (interpreta il soldato Bordin), Bernard Blier (interpreta Capitano Castelli), Romolo Valli (interpreta il Tenente Gallina), Tiberio Murgia (interpreta il soldato Rosario Nicotra), Livio Lorrenzon (interpreta il Sergente Barriferri) e Ferruccio Amendola (interpreta il soldato). La pellicola ha avuto un gran successo in Italia e all'estero. Vincitore numerosi premi, il più importante il Leone d’oro alla Mostra di Venezia del 1959 e fu anche nominato all'Oscar come miglior film straniero.
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Il film inizia con l’incontro tra Iacovacci Oreste (Alberto Sordi) e Giovanni Busacca (Vittorio Gassman). Durante le visite mediche di leva per l’arruolamento, il milanese quarantenne Busacca Giovanni appena uscito di prigione grazie all'amnistia, fa conoscenza con il romano Iacovacci Oreste, soldato di servizio come piantone in infermeria del presidio militare (da civile apprendista barbiere). Giovanni convinto che Oreste grazie alle sue conoscenze nell'esercito, lo potesse raccomandare per farsi riformare gli da trenta lire. Il fante Busacca Giovanni sarà invece fatto idoneo e partirà per il fronte, ma il suo pensiero è di trovare l’imboscato romano Iacovacci per fargliela pagare per essere stato truffato. Al fronte andrà anche Iacovacci Oreste (ovviamente non conosceva nessuno nell'esercito). Durante l’addestramento in attesa di partire per il Carso, Giovanni si dimostra lo scansafatiche che è, viene anche punito, perché durante la marcia per alleggerire lo zaino lo riempie di paglia e giornali, scoperto sarà rasato a zero. Durante il trasferimento in treno al paese di Tigliano vicino al fronte i due fatalmente si rincontrano e Busacca vuole vendicarsi di Iacovacci riempiendolo di botte, ma poi pensando che se gli rompe un braccio o una gamba lo rimandano a casa gli dice che quella “porca” guerra la deve fare anche lui, cosi i due, si ritrovano commilitoni nel Settimo Battaglione fanteria del Regio Esercito. I giorni passano e Giovanni e Oreste diventano confidenti e familiarizzano con gli altri compagni d’armi che a differenza loro non sono tutti scansafatiche e opportunisti. Del battaglione fanno parte, il veneto Giuseppe Bordin (il veterano) a casa ha lasciato la moglie con cinque figli. Giuseppe si offre sempre volontario facendosi pagare dagli altri soldati per prendere parte alle missioni più pericolose, il tutto per guadagnare qualche soldo da mandare a casa. Il siciliano Rosario Nicotra, che è innamorato della famosa attrice Francesca Pertin, alla quale scrive sempre delle romantiche lettere in attesa di una sua risposta. Il cappellano militare, prete comprensivo che cerca sempre di alleviare le sofferenze dei soldati. Il sergente Barriferri che è incaricato di mantenere l’ordine e la disciplina all'interno della truppa. Il tenente Gallina, militare esperto e uomo di campo, sa quanto sono dura la guerra e la vita di trincea. Gallina è un punto di riferimento dei suoi uomini per i quale nutre affetto e comprensione. Nel film lo si vede aiutare il soldato Giacomazzi (analfabeta) a scrivere lettere d’amore alla fidanzata ma è anche l’uomo combattente, ligio al suo dovere che intransigente comanda un plotone d’esecuzione o guida i suoi soldati all’assalto. Il sottotenente Loquenzi, rigido nella disciplina, sempre pronto a punire i soldati per ogni loro mancanza. 
Un’inaspettata visita del capitano Ferri, per arruolare volontari per i gruppi d’assalto, mette in agitazione il reggimento. I due scansafatiche Giovanni e Oreste sono comandati a recuperare delle scope per pulire la camerata.
Mentre attendono che il capitano Castelli metta il bollo per la consegna delle ramazze, Giovanni resta affascinato dalla bella Costantina. Costantina è una giovane prostituta in servizio nella zona di guerra. La “bella” discute animatamente con il capitano Castelli, stanca della sua professione si lamenta dei soldati sempre più maleducati e sporchi. Il capitano Castelli le risponde per le rime, dicendogli che lui “non seleziona i suoi clienti”mandandola su tutte le furie. Oreste si offre volontario nei gruppi d’assalto, scelta che lascia spiazzato Giovanni, ma come un imboscato romano codardo e con nessuna voglia di fare nei gruppi d’assalto? Ora comunque i suoi pensieri sono tutti per Costantina, deve assolutamente incontrarla. Durante la libera uscita Giovanni finge di non sapere dell’attività della ragazza, la corteggia riuscendo a passare la notte con lei.  Costantina lega subito con Giovanni e gli comunica che il suo reggimento partirà il giorno dopo per il fronte anticipando la partenza. Gli racconta inoltre del suo amico capitano Ferri, che presto insieme ai volontari dei gruppi d’assalto andrà a tre mesi a Mantova per seguirne l’addestramento, specificando che magari in tre mesi la guerra sarà finita. Ecco spiegato lo slancio patriottico di Iacovacci Oreste. Giovanni saluta Costantina e si precipita in caserma con la volontà di partire per Mantova anche lui. Costantina non è una sprovveduta e capendo la commedia del soldato Busacca gli ruba il portafoglio, come pegno della notte d’amore. I due commilitoni si ritrovano davanti al capitano Ferri cercando di farsi arruolare nei gruppi d’assalto, il posto rimasto è solo uno. Il capitano, capendo quali sono i reali motivi che spingono i due a lasciare la prima linea li mette alla prova innescando una bomba a mano. L’ultimo che resta insieme al capitano prima dello scoppio della bomba, entrerà negli assaltatori. Ovviamente i nostri eroi fuggono a gambe levate tra le risa del capitano, la bomba era finta. 
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La partenza per il fronte, coincide con la prima operazione di combattimento che vedrà impregnati i nostri due fanti. Il battaglione deve conquistare un importante e strategico ponte (Ponte Varco) e purtroppo sarà mandato all'assalto senza l’appoggio della’artiglieria, suscitando le perplessità del tenente Gallina. L’arrivo nella zona di guerra è traumatico per i nostri protagonisti, tra l’orrore dei corpi senza vita lasciati sul campo di battaglia e i colpi di cannone, passeranno insonni la prima nottata. Inoltre, Giovanni era stato scelto per andare in “missione”; Bisognava aprire dei varchi nei reticolati per l’assalto del mattino dopo. Pagando a Bordin la tariffa di 10 lire eviterà questo pericoloso compito, in cui morirà un loro commilitone. Quando è tutto pronto per l’assalto e i soldati schierati per uscire dalla trincea, Oreste e Giovanni si offrono volontari per stendere il collegamento telefonico tra il campo di battaglia e il comando, nella speranza di evitare la carneficina che li attende. All'alba parte l’assalto, un massacro. I soldati sono falciati dalle mitragliatrici e bersagliati dai colpi di mortaio, ma non arretrano e riescono a conquistare il ponte, subendo numerose perdite (tra le quali, quella del comandante del battaglione). Sotto il fuoco nemico, Giovanni e Oreste riusciranno a restare indenni e a effettuare il collegamento telefonico per comunicare l’esito “positivo” dell’operazione al comando generale. La grande guerra prosegue anche con la quotidianità del fronte, con l’arrivo dell’inverno e del brutto tempo inizia una lunga attesa di trincea (il cosiddetto periodo di “stasi”). Questa “pausa” dai combattimenti, lascia tempo ai soldati di riflettere sui sacrifici che vivono ogni giorno stremati dalla fame, dal freddo e dai pidocchi, chiusi nelle loro “buche” a interrogarsi sull'utilità del conflitto. Un giorno, nell'avamposto italiano di competenza del 7° battaglione, durante la pausa per il “rancio”, fa visita il generale. Toccherà a Oreste, scelto dai suoi compagni a portare le rimostranze all'alto ufficiale, della scarsa qualità del cibo e della volontà di fare lo sciopero della fame se le razioni viveri non miglioreranno. Sciopero che non ci sarà, perché Oreste (codardo) di fronte al generale risponderà, “Ottimo e abbondante il rancio, signore!” prendendosi le offese dei commilitoni. La trincea nemica dista meno di cinquecento metri da quella italiana, tanto che i due eserciti riescono anche a “interloquire” tra di loro, lanciandosi ingiurie e sberleffi quotidiani, sempre a testa bassa, per evitare i colpi dei cecchini. Durante il periodo “d’attesa” senza sparare un colpo, tra le due trincee improvvisamente appare una gallina, che attirerà  le attenzioni dei due affamati eserciti. Gli italiani cercheranno in tutti i modi di portare il pennuto dalla loro parte. Purtroppo per i nostri protagonisti, la gallina sceglierà la trincea austriaca tra le urla di giubilo del nemico e gli insulti degli italiani. Siamo giunti sotto il periodo di Natale. L’arrivo della corrispondenza, aspettando notizie da casa movimenta le giornate del plotone. Sono tutti soddisfatti per ricevere notizie dai cari o dalle “madrine di guerra”. Contenti delle lettere di sostegno sperano sempre di ricevere pacchi da casa, contenenti generi  di conforto. Qualcuno scrive a Giovanni. Impossibile, a lui non scrive mai nessuno (orfano, senza famiglia ed ex-criminale), infatti riceve una comparizione in tribunale, che lo manda su tutte le furie. Anche Bordin non riceve una bella notizia, il suo primo figlio partirà soldato. Intanto l’atmosfera Natalizia è spezzata dalla morte di un giovane portaordini, ucciso dei cecchini mentre tentava di consegnare un messaggio in busta sigillata, ritenuto quindi importante (gli auguri di Natale dal comando!). 
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La morte del giovane “porta messaggi”, crea tensione all'interno del battaglione. L’episodio scaturisce una profonda riflessione su cosa sia la guerra e le sue conseguenze. In una perlustrazione i nostri due protagonisti s’imbattono da lontano in un soldato austriaco e aspettano che il nemico sia a tiro di fucile. Quando l’austriaco è a portata tergiversano a far fuoco (in realtà in vita loro, non hanno mai sparato un colpo!). L’austriaco sarà colpito a morte da un altro soldato, che aveva visto i due titubanti. Intanto è nell'aria un’imminente offensiva nemica, il tenente Gallina decide che il battaglione deve farsi trovare pronto. Le difese vanno rinforzate. Gallina ordina a Loquenzi di mandare due uomini nelle retrovie a procurarsi filo spinato e paletti per il rafforzamento. I due designati saranno Oreste e Giovanni, contenti di scendere a valle. Al magazzino di reparto ci andrà solo Oreste, Giovanni ne approfitterà per andare a trovare la sua “fiamma”, Costantina. Giovanni irrompe in casa della giovane per farsi ridare il portafoglio; Ne scaturisce una colluttazione, ed è colpito in testa con una brocca. La “contessa “(come la chiama lui) gli restituisse il portafoglio, ma ovviamente vuoto. I due comunque si piacciono, e lei gli confida di avere un figlio che la sta aspettando a Ponte San Fedele, vicino al fiume Piave. Mentre Oreste finisce di caricare il carro con il filo spinato, gli comunicano che i paletti sino il giorno dopo non arriveranno e che quindi deve ritornare l’indomani. Presa la posta del “settimo, i due si mettono in viaggio. Sulla Strada del ritorno vedono dei bagliori dietro la montagna, e iniziata l’offensiva austriaca, restano sbigottiti e spaventati dal frastuono delle granate. Fifoni come sono pensano che sia meglio non rientrare. Per giustificarsi con loro stessi, diranno “l’ordine era chiaro, filo spinato e paletti”, passeranno la nottata a valle. L’attacco è stato respinto, il nemico non è riuscito a fare breccia nelle linee italiane. Il mattino dopo arrivati in trincea l’immagine che si trovano davanti è spettrale; distruzione, morti e feriti dappertutto, i soldati non hanno nemmeno la voglia di ritirare la posta. Nel combattimento perderanno la vita, il tenente Gallina e il “vecio” Bordin. I pochi sopravvissuti del battaglione compreso i nostri due “graziati”, come li ha chiamati il sergente Barriferri, appena li ha visti tornare, sono mandati a valle a Civitella, in licenza premio. In paese è organizzata una festa per i valorosi combattenti. Oreste promuove una raccolta fondi tra i civili, per i compagni al fronte. In realtà il suo intento è un altro, quello di raccogliere i soldi per spassarsela con Giovanni in un fine settimana di “baldoria” a Udine. Alla partenza per Udine mentre aspettano il treno, incontrano casualmente la moglie del soldato Bordin (attendeva il marito dal fronte). Non avendo il coraggio di raccontare alla donna la morte di Giuseppe e ricordandosi dei loro cinque figli donano i soldi della colletta alla vedova, in uno slancio di generosità. Riprende la guerra, il nemico è riuscito a sfondare le linee penetrando nella pianura, la licenza premio è revocata e i soldati del 7° (quello che ne è rimasto) sono in viaggio verso il Piave. Arrivati a Ponte San Fedele, viene comunicato al battaglione l’obiettivo. Devono mantenere la pozione lungo la strada che porta all'Osteria Zanin e impegnare con ogni mezzo l’avanzata degli  austriaci evitando che arrivino al fiume, dove l’esercito sta costruendo un ponte di barche per attraversare in massa il Piave con l’intento di prendere di sorpresa il nemico e respingerlo. L’Osteria Zanin dove resiste a tutti i costi.
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A San Felice, Giovanni si ricorda del figlio di Costantina, lo cerca trovando anche lei e ne approfitta per salutarla l’ultima volta. Giunti al caposaldo agli ordini del capitano Castelli (quello del bollo delle ramazze), il battaglione deve organizzare le difese e trasformare l’osteria in un “fortino” andando contro la volontà dei proprietari i fratelli Zanin, restii ad avere l’esercito dentro casa. Giovanni e Oreste sono mandati nuovamente in missione. Questa volta il compito è di raggiungere una postazione italiana rimasta isolata, la batteria dei Pagliai. Una volta raggiunta, informare i soldati che devono “tenere duro”, perché tra non molto ci sarà la controffensiva sul Piave e quella sarà di nuovo zona amica. Missione compiuta!Intanto il tempo peggiora e i due nella notte e sotto un violento temporale si devono rimettere in marcia per raggiungere l’Osteria. Consapevoli di aver fatto il loro dovere, decidono di rimanere alla batteria e di partire il giorno dopo, trovando da dormire in una stalla. Nella notte ai soldati della Pagliai viene dato un contrordine, evacuare e ripiegare, perché l’avanzata austriaca sta arrivando verso di loro e li avrebbe travolti. Al loro risveglio Giovanni e Oreste si ritrovano soli e circondati dagli austriaci. Cercando di fuggire rubano dei cappotti a dei soldati nemici, ma sono scoperti e catturati. Scambiati per spie, sono interrogati e a Oreste scappa una parola di troppo circa il ponte di barche. La loro posizione si aggrava. Se i due non comunicano la posizione del ponte di barche, saranno fucilati all’istante, inoltre il fatto di averli trovati con indosso una divisa nemica, autorizza il colonnello austriaco che li ha interrogati a fucilarli subito sul posto. Giovanni e Oreste per salvare l’ennesima volta la loro pelle, stanno per indicare sulla mappa la posizione esatta dove l’esercito italiano si appresta ad attraversare il Piave. Giovanni capisce che il colonnello austriaco aveva scommesso con il suo sottordine che gli italiani in quando codardi avrebbero parlato sicuramente. In un momento d’orgoglio il fante Busacca Giovanni punta il dito all'ufficiale austriaco dicendogli “allora se è cosi? mi te diśi pròpio um bèl niènt, hai capito?, faccia de mèrda!”, firmando la sua condanna a morte. Giovanni è portato davanti al plotone d’esecuzione e Oreste è costretto a guardare la fucilazione dell’amico dalla finestra. Oreste supplicando il colonnello che lui non sa dove è il ponte e che lui è un semplice soldato oltretutto vigliacco, supplicando pietà cerca di convincerlo a lasciarlo in vita, ma invano. Sarà portato davanti al plotone e fucilato.  Il film termina con le truppe italiane che contrattaccano, respingendo e sconfiggendo definitivamente il nemico. Al termine della battaglia parlando di Giovanni e Oreste l’inconsapevole sergente Barriferri rivolgendosi al tenente Loquenzi sentenzia, “e pensare che quei due lavativi se la sono scampata anche questa volta!”. In verità i fanti Busacca Giovanni e Iacovacci Oreste sono morti da eroi, mantenendo il segreto in un sussulto d’orgoglio che ha portato alla vittoria, ponendo fine cosi alle ostilità.
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#  <center>FINE</center> 

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La pellicola merita di essere rivista assolutamente, è un film che ha fatto  il giro del mondo e che ha consacrato alla storia del cinema i due protagonisti. Monicelli è riuscito a creare un film eccezionale, mantenendo un’ambientazione la più realistica possibile, riuscendo a mettere in luce i caratteri e le debolezze dei personaggi, alternando i loro diversi stati d’animo, dalle risate al pianto alla commozione. All'epoca il film fece discutere per il suo mettere in ombra l’eroismo dei nostri soldati durante la prima guerra mondiale. Basti pensare che per decenni dopo la fine del conflitto, fosse un tabù parlarne in termini di massacro di proporzioni immani, con milioni di moti e feriti. La realtà era quella, gli eserciti in campo più che "cittadini in armi" che difendevano il proprio paese, erano "sudditi" che morivano per una causa che molti di loro ignoravano. Una chiave del successo del film, sta anche nell'aver colto un tratto comune di noi italiani e averlo calato nella tragicità di quel conflitto. Noi italiani siamo tutti un po’ Giovanni e Oreste, in altre parole cinici e opportunisti nella vita di tutti giorni ma generosi ed eccezionali nelle difficoltà.
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# Bratto (BG) Monumento ai Caduti
(Foto di proprietà dell'autore)

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i film di guerra non riesco proprio a vederli, nemmeno quelli recenti
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