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<B>The Romanoffs</B>

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<sub>La delusione seriale&nbsp;&nbsp;dell'anno&nbsp;&nbsp;</sub>

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<div class=pull-left><h4>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Il peso delle aspettative&nbsp;&nbsp;<br>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;<br><br></h4></div>

Ad inizio 2018 gli addetti ai lavori ed i più attenti e pretenziosi appassionati avrebbero unanimemente concordato che The Romanoffs sarebbe stata la serie più attesa dell'anno, quella con più motivi per diventare un capolavoro, quella con più frecce al proprio arco per diventare un cult.<br> A poche settimane dalla messa in onda purtroppo bisogna capovolgere i pronostici e dire che The Romanoffs è la serie più deludente dell'anno, non la più brutta ma sicuramente quella che ha deluso di più.<br> Alla regia e alla sceneggiatura degli 8 episodi c'era uno di quei nomi che fanno venire i brividi a tutti i serial aficionados: Matthew Wiener. Uomo che dal parco sceneggiatori di una serie indimenticabile come i Soprano era riuscito a sganciarsi, mettersi in proprio e partorire quel capolavoro senza tempo che è stato Mad Men, serie che al pari di Breaking Bad ha sconquassato il panorama seriale degli anni 2000.<br> Il progetto era poi prodotto da Amazon, oramai una certezza quando si parla di serialità. La serie sarebbe stata antologica permettendo un cambio di cast che prevedeva nomi altisonanti come Aaron Eckart, Christina Hendricks, Corey Stoll solo per citarne alcuni.<br> Un progetto ambizioso ma che aveva basi talmente solide da poter essere decretato un successo ancor prima della messa in onda.<br> Cosi non è stato, purtroppo.

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<div class=pull-left><h4>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Flop&nbsp;&nbsp;<br><br></h4></div>A voler essere onesti qualche piccola avvisaglia che qualcosa sarebbe potuto andare storto c'era stata. In fase di produzione, infatti, vi erano stati parecchi stop dovuti al coinvolgimento (mai confermato) di Matthew Wiener nello scandalo Weinstein. Qualche insinuazione di troppo da parte di ex collaboratrici stava per compromettere il progetto. Alla fine si è deciso di continuare ma inevitabilmente qualcosa si è rotto, o almeno raffreddato.<br> La serie in 8 episodi si proponeva di raccontare 8 storie di 8 eredi della dinastia dei Romanoff che nel secolo scorso aveva regnato floridamente nella madre Russia. Storie odierne di persone che discendevano da un grande impero ma che si trovavano oggi ad essere persone comuni, dimenticate e aggrappate al luccichio dei loro gioielli di famiglia.<br> Sin dal primo episodio è stato chiaro che qualcosa non avesse funzionato a dovere. Episodi lunghissimi di 90 minuti, storie banali seppur incorniciate in uno sfondo regale, difficoltà a vedere un sottile filo rosso a congiungere tutto hanno reso difficile la fruizione di questo prodotto. E' mancato il guizzo, è mancata la visione, come se tutto fosse stato messo in scena troppo frettolosamente e troppo artificiosamente.

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<div class=pull-right><h4>&nbsp;&nbsp;&nbsp;Deludente ma non brutta&nbsp;&nbsp;<br><br></h4></div><br>

Per il tenore dei nomi coinvolti e per l'ambizione messa in campo il progetto è stato dunque molto molto deludente.<br> Non lasciatevi ingannare però, la serie non è affatto brutta ed anzi si lascia guardare offrendo molti spunti di riflessione e grandi prove attoriali e registiche.<br> Il tema centrale di tutte le storie è sembrato essere la perdita dell'identità, tema molto caro a Wiener che in pratica aveva fondato il successo del Don Draper di Mad Men proprio su questo aspetto.<br> Ogni protagonista, infatti, sembrava essere perso in una società che non riconosceva più in discendenti di una famiglia cosi gloriosa quel potere, quel fascino che invece gli stessi credevano di avere. Una donna anziana sola e acida tra i cimeli di famiglia, un marito insoddisfatto in cerca di se stesso in un matrimonio troppo finto e compromesso. Un'attricetta che credeva di essere una star e si ritrova ad essere una pedina. Una regista femminista troppo ossessionata dai suoi avi tanto da mettere a repentaglio la sua arte e la sua carriera. Una serie di personaggi in cerca d'autore che nel loro micromondo non riescono ad accettare la perdita della loro bellezza, del loro fascino, del loro mistero. Una dinastia che prosegue ma che è morta oramai da tempo, sterminata dal tempo stesso più che dalla rivoluzione russa che li spazzò via.<br> Ce ne sono di cose belle da vedere, da raccontare, di dialoghi interessanti ma tutto si perde sullo sfondo di una serie che voleva essere splendente e si ritrova ad essere ordinaria.<br>Proprio come le vite dei suoi protagonisti.

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