Il seguente articolo tratta le vicende che portarono alla costruzione della Sagrada Familia. Tutto ciò che in quegli anni, negli anni dell'Art Nouveau, gravitava in ambito principalmente catalano. E' una sintesi degli argomenti che vengono trattati in una parte del libro di J.J. Lauherta *"Antoni Gaudì".* Le citazioni presenti sono quindi tratte dallo stesso libro mentre, le immagini, se non diversamente specificato, sono di mia proprietà. E' molto interessante anche per chi non è troppo addentro; ad esempio se qualcuno non avesse capito per quale ragione alla Catalogna preme così tanto l'indipendenza potrà trovare molte informazioni di seguito. L'articolo è stato diviso in 4 parti perchè troppo lungo.
*Foto dell'autore - Sagrada Familia nel 2005, lavori in corso*
L’8 novembre 1871 il papa Pio IX riceveva un gruppo di barcellonesi devoti a San Giuseppe. Essi portarono con loro diversi doni, tra i quali un bassorilievo in argento dove lo scultore **Francesc Pagès** aveva tentato di riprodurre un quadro custodito nella cattedrale di *San Giuseppe a Montserrat*, probabilmente eseguito da **Antoni Fèrran** attorno al 1830. Nel riprodurlo Pagès aveva cercato di interpretarlo in una luce nuova dove si cercava di dare più importanza alla figura di San Giuseppe; Maria e il bambino vengono raffigurati attorno a Giuseppe, egli diventa così in un certo senso il capofamiglia.
>Solo mediante l’esaltazione della sua figura la famiglia diventa tale
quindi
>la devozione a lui è necessariamente unita a quella per la Sacra famiglia .
Nel corso del XIX secolo questa devozione cresce e diventa una delle più popolari; lo stesso Pio IX, l’8 dicembre 1870, dichiara patrono universale della chiesa San Giuseppe.
In questi anni la chiesa si presenta alquanto conservatrice e intransigente; il Papato non accetta il fatto che il suo potere temporale venga meno. La fuga in Egitto della Sacra Famiglia - raffigurata nel bassorilievo - può essere quindi paragonata alla stessa sofferenza del Papa che si vede privato di tale potere. L’idea di riprodurre il quadro di Montserrat era venuta ai devoti quando in seguito alla peste di Barcellona dovettero rifugiarsi nel monastero, ecco che il tema della fuga ricompare.
Fra i barcellonesi che si erano rifugiati a Montserrat c’era il libraio **José Maria Boccabella**, fondatore della *Asociacion Espiritual de Devotos San José*. Egli organizzò il viaggio di pellegrinaggio a Roma che poi si dilungò nella visita di altri santuari in Italia. Si dice che fosse nata in questi giorni l’idea di fondare a Barcellona un tempio dedicato alla Sacra Famiglia. Tornato in Spagna Boccabella si adoperò per raccogliere fondi da destinare a tale progetto. Nel 1881 riuscì ad acquistare un terreno e il progetto venne fatto da **Francesc de Paula de Villar**, posta la prima pietra nel 1882 i lavori si fermarono e un anno dopo Villar abbandona il lavoro date varie incongruenze con il consiglio direttivo. Tale consiglio propone la direzione dei lavori a **Joan Martorell** che a sua volta gira l’offerta a **Antoni Gaudi**.
Facendo un salto temporale sino al 1906 troviamo **Eugeni d’Ors** che pubblica su “La Veu de Catalunya”. Egli non ama particolarmente Gaudi mentre stima moltissimo il poeta **Maragall**, loro contemporaneo. Negli anni che vanno dal 1906 al 1911 D’Ors è una personalità nell’ambiente, pubblica un articolo al giorno e cita di sovente il poeta, mentre il nome di Gaudi appare solo tre volte e di certo non per essere vantato. L’ammirazione che D’Ors aveva per Maragall ha molto a che vedere con il rapporto che il poeta aveva con la Sagrada Familia, fu Maragall che inventò
>quell’edificio che lo terrorizzava.
Come e perché Maragall lo fece?
Nel 1953 **Columbano Cuccurella** pubblica a Barcellona un libro. Di esso rilevante è il frontespizio che raffigura una montagna che ricorda le rupi di Montserrat in modo assai eloquente. La figura è ripetuta tre volte in verticale; quella inferiore si sviluppa orizzontalmente, sembra una visione panoramica lontana, quella intermedia mostra le rupi più da vicino e sembra voler insistere sulla loro inaccessibilità, quella superiore mostra il tempio. La montagna quindi si è convertita in tempio. L’ascensione alla montagna potrebbe essere interpretata come la ricerca della perfezione e la sovrapposizione delle tre immagini potrebbe simboleggiare un’identificazione fra la montagna e il tempio. Esistono altri esempi di questa identificazione spirituale.
Nel 1925 su un poggio di una cinquantina di metri presso Montferri, in Tarragona, **Josep Maria Jujol** iniziò la costruzione di un santuario dedicato alla Vergine di Montserrat che in molti suoi aspetti ricorda il già citato santuario barcellonese. Un altro esempio è il tempio del Sacro cuore che sorge sulla cima del *Tibidabo* a Barcellona, iniziato nel 1902. La costruzione appare formata da una cripta neo-romanica, attorno alla guglia centrale stanno altre piccole guglie più basse, questa non è altro che la rappresentazione stessa della montagna. Si noti che tale schema è uguale a quello adottato nella Sagrada Familia di Antoni Gaudi.
*Foto dell'autore - Sagrada Familia nel 2005, lavori in corso*
Nel libro di Cuccarella “El Montserrat del espiritu” tale montagna viene definita con l’aggettivo "miracolo", questo è ben diverso dal chiamarla sacra oppure santa. Utilizzando questa parola si va ben oltre, conferisce alla montagna un qualcosa di meraviglioso per il quale la montagna viene compresa fisicamente, poiché il suo aspetto fisico è già la sua essenza. Bisogna sottolineare il fatto che tale locuzione, “montagna miracolo”, non venne coniata da Cuccarella bensì da Joan Maragall.
Nel 1905 egli scrisse sul giornale “Diario de Barcelona” un articolo intitolato “Montserrat” nel quale esordisce dicendo:
>Montserrat è il miracolo della Catalogna
Il senso del discorso si estende quindi ad un’area più vasta, a tutta la Catalogna. Alla fine dell’articolo si può leggere:
>E l’immagine regna nei cuori, e la sua montagna regna sulle terre e nelle visioni dei mari lontani, alla fine montagna e terra, immagine e anima popolare si uniscono a formare un tutto sublime, una cosa unica, uno spirito grande.
Maragall cerca quindi di dire che la geografia, l’orografia di un paese, lo spirito e l’anima del popolo che lo abita sono una cosa unica: la razza.
Il tema della montagna come miracolo appare in un’altra opera di Maragall, una raccolta scritta alla fine del secolo intitolata “Visions”. L’opera è composta da cinque poemi nei quali si cercano di riprendere diverse leggende catalane, tali narrazioni erano già state reinterpretate dai poeti della *Renaixença*.
Maragall diversamente da loro non voleva narrare ma creare una visione, egli
>rivolgendosi alla leggenda non pretende di ricostruire la storia in termini mitici, ma di costruire i miti necessari al presente.
Vuole quindi proporre un nazionalismo non storicista, ma che venga rivisto in termini più irrazionali. Ecco che Montserrat svolge un ruolo essenziale in questo; un poema-leggenda - Joan Garì - trattato nelle “Visions”, si svolge proprio in questa montagna miracolosa.
