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Eveline, occhi lucidi e spiritati, sconvolta in viso, sguardo fisso e perso nel vuoto, si teneva una mano sulla fronte, quasi a sorreggere la testa, dopo aver dato la battuta iniziale, era ferma in quella posizione, come se non avesse più forze ed energie...

"Ehi, cosa hai fatto, stai male...", le disse Giacomo.

"No, no, non è niente."

"Mi dai il polso per cortesia?"

"Perché?!?!"

"Non ti preoccupare, fai come ti dico, fidati di me."

Il tono di Giacomo era molto convincente e suadente, la ragazza allungò il braccio verso di lui.

Dopo un buon mezzo minuto, Giacomo le chiese se facesse sport.

"Ogni tanto, ma cosa c'entra?!?!"

"Per capire quante pulsazioni hai a riposo, in ogni caso avrai 40 di febbre o giù di lì."

"Eeehhhhh!!"

"Sì, mi sbaglio di poco, devi andare subito a casa, immediatamente."

"La prima corriera passa tra poco meno di un'ora."

"No, troppo tardi, e non devi prendere freddo, ti accompagnerò io."

"Lascia stare, sto buona qui, non c'è bisogno."

"Non discutere, hai due occhi che sembri uno zombie."

Anche gli altri ragazzi erano d'accordo con Giacomo affinché Eveline si facesse accompagnare subito a casa, non si erano accorti delle sue condizioni di salute, ma era messa male davvero.

Giacomo non attese la risposta della ragazza, si alzò velocemente dalla sedia e si diresse rapidamente al parcheggio, 5 minuti dopo la sua 75 era parcheggiata ad un centinaio di metri dalla biblioteca, entrò in un lampo dentro la sala, nel frattempo Eveline si era preparata, il ragazzo prese i suoi libri offrendo il braccio di supporto, senza indugio lei si appoggiò ed insieme si diressero verso la vettura.

Aveva un giubbottino leggerissimo, vedendola così agghindata Giacomo si sfilò il pesante montone, restando con la camicia, era più importante riscaldare la ragazza, le porse l'indumento ma lei rifiutò seccamente.

"Smetti, non sei nella condizione di dettare legge, fai quello che ti dico e lasciati guidare da me, non hai nulla da temere, credimi, non farei mai qualcosa che potrebbe nuocerti..."

Eveline guardò dritto negli occhi Giacomo, si sentì improvvisamente avvolta dalle sue parole e dai suoi modi di fare molto protettivi, si fece aiutare, facendosi appoggiare addosso il montone, piano piano arrivarono all'Alfa Romeo del ragazzo, che la fece prontamente accomodare aprendole la portiera.

"Ehi, ma la *motozappatrice* dove l'hai messa?!?!"

"Anche se stai male non puoi proprio fare a meno di punzecchiarmi."

Qualche secondo di imbarazzante silenzio, Giacomo aspettava di sapere l'itinerario per condurre Eveline a casa, ma girandosi verso di lei vide una piccola lacrima che le stava per scendere sul viso."

"Cosa fai, piangi adesso, ma dai, su, ritorna te stessa, non è successo nulla, dimmi pure tutto quello che ti pare."

"Hai ragione, spesso ti ho attaccato, ingiustamente, sono fatta così purtroppo, ma vedrai che d'ora in poi cercherò di comportarmi meglio con te, almeno ci proverò."

Eveline indicò la strada per raggiungere la sua abitazione, la 75 copriva la distanza pennellando le traiettorie rapidamente, inserendosi perfettamente nelle curve tortuose che negli ultimi km si susseguivano senza soluzione di continuità, in breve tempo giunsero davanti al cancello della villetta dove la ragazza viveva insieme alla madre, essendo orfana da pochi anni del padre.

Scese dalla vettura aiutata dal ragazzo, ma le sue condizioni erano ancora più severe, il suo fisico magro e asciutto era percorso da forti brividi, al punto tale che senza dire una parola Giacomo la prese in braccio, il sentierino che portava al portone d'ingresso dell'abitazione era lungo una cinquantina di metri almeno, sarebbe stato un ulteriore supplizio evitabile...

"Dai, addirittura, non sono in fin di vita, fammi camminare, magari mi fa bene."

"Ssshhhhh, zitta, non mi costa nulla, non è assolutamente un problema per me portarti in braccio, stai tranquilla e buona, arriviamo in un attimo."

Continua....