Chi non ha sognato nella vita di rilasciare un'intervista a Gianni Minoli...il proprio faccione in primo piano (oddio ora non so se me la farei fare se non dopo tanto trucco e parrucco). Devo dire che questo post-intervista mi ha lasciato perplessa. Beh innanzitutto perché ci conosciamo da anni di persona. Si conoscono le nostre famiglie e i nostri figli. E quindi commentare per me non è, come per la maggior parte delle persone, un puro esercizio intellettuale per ribadire -secondo l'arguta metafora di @pataxis - in quale banda affiliarmi. La mia posizione è peculiare perché, oltre a conoscere te, sono dentro il coordinamento della sospesa rivista Post-it più volte evocata in questo post. Coordinamento dal quale mi sto ritirando non solo per motivi di lavoro, ma anche e proprio perché, a volte, quando le dinamiche si incrinano a seguito di "grandi battaglie personali di verità", ci sono sempre danni collaterali. Tra questi io. Niente di grave, è la vita reale.
Che dire di questo post?
1. Innanzitutto che riflette l'epoca di parola libera in cui viviamo. Con educazione e una certa consequenzialità, ha lo scopo di "sparare". E ok. Ci riesce. È un post che non passa inosservato. Mi permetto però di rettificare il concetto di coraggio che molti hanno espresso. Il coraggio quando non si lega alla responsabilità non è coraggio. È un gioco. Il rischio massimo di chi scrive un post o un commento su un social è di essere bannato. Io personalmente non lo considero un atto di coraggio. Certo -ripeto- non passa inosservato.
2. Il contenuto del post. Pieno di legittima insofferenza per una leadership con la quale si ha avuto un forte contrasto qualche mese fa. I contrasti esistono, anche nella vita reale. Non ci sono mai ragioni univoche da una parte o dall'altra. Non credo alle vittime di complotti. È comunque non le ravviso in questo caso specifico.
3. Il vero contenuto del post. Una critica molto mirata. Quella a @thenightflier. Incarnazione della gestione di steempostitalia. Se penso che non ci siano problemi nella gestione? Si i problemi nella gestione ci sono sempre. Se penso che alcuni toni della gestione siano inutilmente rigidi e da editto regale? Si, penso di sì. Si deve migliorare su questo punto. E sono corresponsabile per questo. Se penso che il nostro @thenightflier sia persona che vuole gestire una macchina con uno stile poco sensibile alle critiche? Penso, anzi non penso lo so, che chiunque gestisce un sistema (dal condominio a una società sportiva a un paese) tende ad essere poco ricettivo alle critiche e alle opposizioni interne. È una regola dei sistemi non una malattia specifica di TNF. Penso addirittura che se volessimo davvero innovare SPI dovremmo mettere al primo punto all'ordine del giorno il tema della gestione delle opposizioni e delle critiche. Oltre alla legittima attività di discernimento della qualità e intenzionalità delle critiche ( ci sono fiumi di letteratura sull'argomento). Se penso che - come va di moda dire - CI SIA QUALCOSA DIETRO - rispondo (dando prova di essere affetta da delirio di onnipotenza più di te) con le parole di Gesù nel vangelo "se dici che c'è il male, mostrami il male".
4. L'espediente narrativo. La scelta di Minoli, come ho detto all'inizio, è una scelta che almeno una volta nella vita abbiamo fatto tutti. Almeno noi più vecchi che lo vedevamo. Ma la prossima volta magari proviamo con un serio contenzioso sullo stile della scuola di Aristotele. Credo che il format Minoli sia un'anticipazione del culto della persona tipico della cultura del ventennio berlusconiano. Mentre nella scuola aristotelica al centro non ci sono i faccioni delle persone, ma le idee. Mi sentirei di suggerirlo.
Un abbraccio