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"Ciao amore mio bello, non sono sparita, non ti preoccupare, è venuto il medico a casa, è uscito poco fa, non so proprio come dirtelo, perché quello che sto per dire non te lo avrei mai voluto dire, è ancora più brutta, è un vero dramma, ho un focolaio di bronco-polmonite, mi ha fatto pure una prima puntura di antibiotico, sono a pezzi, questa mattina è peggio di ieri, sapere poi che non potremo vederci mi getta ancora più a terra, quanto mi dispiace, ho voglia di te, tanta, finalmente era giunto il nostro momento, sembra quasi un castigo divino...."

Se l'era immaginato Fabrizio, che le cose potessero prendere una piega di traverso, ma non fino a questo punto, questo era davvero troppo, addirittura bronco-polmonite, troppo, davvero troppo, aveva voglia di replicare immediatamente, di farle sentire ugualmente quanto le fosse vicino, quanto le mancasse e quanto gli sarebbe mancato anche a lui quel contatto da tempo desiderato, ma il lavoro incombeva, doveva liberarsi di quel cliente, che si stava trattenendo un po' troppo, scrisse solamente un "Ho gente amore, come posso ti chiamo"...

Non più di una ventina di minuti durò ancora quella trattativa con quel fastidioso cliente, ma Fabrizio fremeva e contava i minuti che passavano lenti, finalmente riuscì a liquidarlo, uscì dal negozio, si mise a guardare un paio delle sue vetrine con lo scopo di controllare dove fosse la sua commessa, che non era proprio fidata, dal punto di vista della segretezza, essendo molto amica della moglie, richiamò il numero di Gaia/Gabriele, il telefono suonò un paio di volte finché la fievole voce della donna rispose....

"Ciao amore come stai??"

"Io come sto?? Tu piuttosto, l'hai presa davvero brutta, accidentaccio porco, addirittura un principio di bronco-polmonite, non ti sei fatta mancare niente!!"

"Eh già, l'hai detta giusta, ho fatto le cose in grande, che nervoso che ho, con me stessa, con sta malattia di merda, con tutto quanto, ci tenevo, perché è andata a finire così??"

"Non lo so, si dice che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, ecco, sarà arrivata una botta di sfiga nera, non ho voglia di fare nulla, sono avvilito..."

"A chi lo dici... venderei l'anima al diavolo per essere lì vicino a te, e farmi coccolare dalle tue braccia, amore mio bello...."

"Fffhhh, mi fai piangere dal nervoso, non posso perché la commessa mi sta puntando, è meglio se ci sentiamo dopo, ciao amore, a prestissimo..... mmhhhh, cazzo quanto è dura, mi manchi...."

"Mi manchi anche tu, troppo...."

Passò la mattinata, nella pausa ci fu un altro contatto veloce, Fabrizio era a pranzo con un rappresentante, non era riuscito a fare l'ordine durante il normale orario di lavoro a causa di alcuni clienti, per cui al ristorante parlarono di viti, bulloni e assemblaggi vari, ogni tanto l'uomo buttava l'occhio allo smartphone, una volta un bacio, una volta un _Ti amo_, una volta un _Mi manchi_, c'era spesso un messaggio di Gaia, stava cercando di farsene una ragione ma era quasi impossibile...

Pomeriggio di buon lavoro, nonostante la stagione calda c'era stato un buon afflusso di gente, che era servito se non altro a distrarre Fabrizio dal pensiero di Gaia, un altro paio di messaggi volanti, ma nulla di più, la giornata stava lentamente scemando verso la chiusura del negozio, i due cryptoamanti si erano dati appuntamento per una telefonata serale, dove avrebbero dato sfogo alle reciproce frustrazioni e insoddisfazioni, per quel maledetto scherzo del destino che li aveva costretti a rimandare il loro primo contatto live, la delusione era ancora cocentissima, bruciava da morire, perché il sentimento era forte, fortissimo, e la passione tanta, inespressa, repressa, condizionata da tanti fattori, la possibilità finalmente di dare libero sfogo a tutto quello che scorreva dentro le vene e faceva battere forte il cuore era irrimediabilmente scemata, Fabrizio era vinto e sconfitto da questo fatto, la classica situazione in cui ti cadono i coglioni a terra, e rimbalzano in giro per il mondo.

Mancavano pochi minuti alle 19 e 30, Fabrizio congedò definitivamente la commessa per quella giornata, avrebbe finito le operazioni di chiusura da solo, era abituato all'indipendenza da sempre, l'aiuto delle commesse era diventato ndispensabile da quando la mole di lavoro in negozio da qualche anno era cresciuta notevolmente, ma nella stagione calda il lavoro andava scemando nel tardo pomeriggio, a differenza della stagione rigida invernale, dove spesso, contrariamente a quello che si potrebbe comunemente credere, era costretto ad arrivare lungo con l'orario di chiusura, a causa del protrarsi delle contrattazioni degli acquisti eventuali di importanti macchinari.

Continua...